ADRIANO OLIVETTI: DIGNITÀ E BELLEZZA DEL LAVORO
«La fabbrica fu concepita alla misura dell’uomo perché questi trovasse nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza» questa è una frase di Adriano Olivetti, sotto la sua guida l’azienda di famiglia raggiunse, nell’immediato dopo guerra, il primato mondiale come azienda di forniture da ufficio.
Al centro della sua visione c’era non il profitto, ma la persona; al centro della sua missione quello di rendere il lavoro e l’ambiente lavorativo un luogo nel quale custodire e promuovere la dignità della persona, della comunità e del territorio circostante.
Una visione generativa del lavoro, fatta non per fidelizzare il lavoratore alla fabbrica, ma di rendere il lavoro uno strumento di promozione umana. Sembrerà un paradosso, ma essere resi partecipi di tutte le fasi della lavorazione, sentirsi parte di un progetto comune e al contempo ricevere servizi interni di qualità, non correlati alle attività lavorative, rendeva i lavoratori più partecipi e produttivi.
La Olivetti era, a tutti gli effetti, un modello imprenditoriale che gli economisti venivano a studiare da tutto il mondo, perché, senza seguire le logiche della produzione di massa, in realtà produceva quantitativamente e qualitativamente il migliore prodotto allora disponibile.
FATTORI DI RISCHIO E BUONE ABITUDINI
Olivetti riteneva che nessuno che non facesse esperienza di ogni fase delle lavorazioni e non fosse a conoscenza della dinamica di ogni mansione, potesse assumere ruoli dirigenziali.
In tema di sicurezza questo è particolarmente vero. La sicurezza molto spesso è sacrificata alla produttività, alla velocità.
La velocità a sua volta viene richiesta per rientrare nel raggiungimento degli obiettivi nei tempi richiesti.
Spesso si è all’interno di catene di azione dove chi sta ad un capo della fila di comando, non sa chi ci sia alla fine e in quali condizioni dovrà operare per portare a termine quanto richiesto. Spesso queste catene hanno una sola direzione per le comunicazioni, cioè dall’alto verso il basso. A complicare il tutto, non di rado, interviene, l’abitudine. L’abitudine è insidiosa, perché ci dà la falsa sicurezza che l’aver sempre operato in un determinato modo non comporti rischi o che, nel caso, sapremo gestire un rischio al quale crediamo di essere abituati.
Purtroppo non è così: l’unico modo di operare in sicurezza in ambienti a rischio basso o elevato è… operare in sicurezza.
PERSONE, NON NUMERI
Quindi cosa possiamo fare? Possiamo cominciare dalle basi adottando tutti i Dispositivi di Protezione Individuale e chiedendo ai colleghi di fare altrettanto, a costo di sembrare i noiosi della situazione. E se, chiunque, dovesse rispondervi che è una questione di statistiche e che le probabilità sono bassissime, rispondetegli come Sheldon Cooper e, cioè, che è un grave errore confonderle.
Infatti se, per esempio, la statistica ci descrive il comportamento dei lavoratori nei loro ambienti di lavoro, la probabilità ci indica quante possibilità ci sono che un evento si verifichi o meno. Se le probabilità di un danno a se stessi o agli altri fosse anche una sola, è sufficiente, perché quella probabilità indica non un numero, ma una persona, la sua vita, la sua famiglia. Se la probabilità non è zero, abbassarla dipende da noi, con piccole scelte quotidiane. La tua vita è unica, è un valore assoluto e deve fare differenza, non statistica.
COME SCEGLIERE LA SCARPA ANTINFORTUNISTICA GIUSTA
Può sembrare difficile orientarsi nelle sigle che accompagnano la scarpa antinfortunistica, ma niente paura: ci pensiamo noi a spiegartele!
In ogni scheda prodotto troverai riassunte le principali caratteristiche deli prodotti, per poter scegliere le scarpe più adatte alle tue esigenze.
Ecco le distinzioni delle calzature antinfortunistiche secondo la normativa EN ISO 20345:11.
SB: questa sigla indica i requisiti minimi di una calzatura di sicurezza, che sono:
- puntale con resistenza allo schiacciamento a 200 joule;
- tomaia in pelle crosta o simile
- altezza minima della tomaia
- suola resistente agli idrocarburi
S1: tutte le caratteristiche della sigla SB, a cui si aggiungono:
- antistaticità (A)
- protezione del tallone con assorbimento di energia (E)
- chiusura posteriore
- suola antiscivolo
S2: tutte le caratteristiche della sigla S1, a cui si aggiungono:
- tomaia impermeabile (WRU)
S3: tutte le caratteristiche della sigla S2, a cui si aggiungono:
- lamina antiperforazione nella suola (P)
- suola tassellata o scolpita
S4: tutte le caratteristiche della sigla S1, a cui si aggiungono:
- resistenza agli idrocarburi
S5: tutte le caratteristiche della sigla S4, a cui si aggiungono:
- lamina antiperforazione nella suola (P)
- suola tassellata o scolpita